È quell’olivo dal tronco contorto, attorcigliato, di oscure crepe;
come torturato, e par quasi di sentirne il gemito. Annoso, antico:
e si crede siano stati appunto i saraceni a piantarlo…
(Leonardo Sciascia, Alfabeto pirandelliano)
di Giuseppe Cultrera
Quante stagioni e persone hanno visto è difficile numerare. Dal momento che questi giganteschi ulivi stanno nel paesaggio umano da secoli: qualcuno da un millennio. Li hanno denominati ‘saraceni’ i contadini del tempo andato, forse a voler rimarcare l’origine araba, quando quegli invasori, divenuti coltivatori della terra, introdussero tecniche e sperimentazioni agricole in Sicilia.
Nel territorio pedemontano di Chiaramonte Gulfi sono numerosi gli esemplari di maestosi ulivi plurisecolari ancora in ottimo stato vegetativo, sopravvissuti alle calamità naturali e all’accetta dell’uomo.
In un repertorio di alberi monumentali ne troviamo elencati e descritti parecchi, specialmente nelle contrade Canseria, Muti e Paraspola. Hanno tutti un’età tra 800 e mille anni e tronchi con una circonferenza dai 5 ai 7 metri; l’ampiezza della chioma e l’altezza, sono relativamente modesti in confronto al tronco e ciò in ragione del metodo di potatura, biennale, che riduce notevolmente l’ampiezza e l’altezza delle fronde per agevolare la raccolta, manuale, del frutto. Che è abbondante e di qualità, pure in presenza di rilevante vetustà della pianta. Anche l’apparato delle branche fruttifere e delle foglie, negli esemplari coltivati e curati, sembra non differenziarsi da quelli più giovani e di recente impianto. Insomma, il tempo sembra non scalfire la forte fibra degli ulivi saraceni.
Passeggiare fra questi silenziosi testimoni del tempo è emozionante e terapeutico. Incontrarli al margine di un podere, aggrappati a un sentiero scosceso, con le radici abbarbicate al terreno discontinuo, per l’interro da un lato e il dilavamento dall’altro, è come sfogliare un immaginario manuale di geologia e botanica. E leggere le cento metafore, che dalla notte dei tempi, questo compagno vegetale, disvela. A chi sa ascoltare il silenzio.