di Redazione
Il 10 luglio di ottant’anni fa (1943) le truppe anglo-americane sbarcarono in Sicilia dando inizio alla nota Operazione Husky, primo atto che avrebbe portato al collasso del Fascismo e allo scioglimento del Patto d’Acciaio con la Germania nazista.
Un troncone delle operazioni militari condotte dagli Alleati investì le spiagge di Scoglitti, i Macconi e Cammarana come indicato con precisione da Paolo Monello, e si riversò nell’area Iblea. Italiani e tedeschi difesero la costa senza successo, privi di supporto aereo.

L’arrivo delle truppe alleate produsse reazioni contrastanti nella popolazione locale: diffidenza, giubilo, terrore. Non pochi si diedero alla fuga a causa della loro partecipazione al passato regime. In moltissimi, invece, accolsero benevolmente gli occupanti.
Ad ogni modo, l’Operazione Husky presenta dei lati oscuri. Fucilazioni sommarie di prigionieri militari e violenze sui civili si susseguirono nel corso dell’occupazione e vennero zittite con processi fittizi o del tutto taciute. La strage di Acate entra in questo triste novero, con l’uccisione per mitragliatrice di 37 prigionieri italiani arresisi al sergente americano Horace T. West, venuta alla luce dopo gli appelli dei familiari delle vittime – fino a poco tempo fa non creduti – e di diverse ricerche storiche.
Questo episodio sprona a rinnovare la discussione sullo sbarco alleato in Sicilia che, essendo uno degli eventi che più ha segnato il Novecento, non merita semplicistiche commemorazioni ma analisi attente e puntuali.

La storiografia è già riuscita a sciogliere alcune questioni, date finora per scontate. Esemplare è il caso mostrato da Salvatore Lupo nel suo Il mito del grande complotto. Gli americani, la mafia e lo sbarco in Sicilia nel 1943 (Donzelli, 2023), nel quale la compartecipazione tra gli anglo-americani e la mafia siciliana e d’oltreoceano risulta del tutto infondata.
C’è molto lavoro da fare, ci sono storie da scoprire, passaggi da comprendere. Per questo, dedicheremo alcune pubblicazioni del mese di luglio ad un ciclo di articoli riguardanti gli ottant’anni dell’Operazione Husky, in special modo ai suoi risvolti nell’area iblea, che fu tra le prime ad avere contatto, bellico e non, con gli anglo-americani.
Perché gli Iblei non furono un’area marginale per le sorti del conflitto. Furono quella testa di ponte che dall’Africa avrebbe condotto gli Alleati nel continente fino alla sanguinosa e agognata liberazione italiana.
Il primo articolo, “Lo sai che è arrivata la libertà?”, verrà pubblicato questo 10 luglio.