di Sebastiano D’Angelo
Nella lunga storia del Premio Ragusani nel Mondo, Giovanni Siciliano, imprenditore venezuelano di grande talento, ma di origine vittoriese, ha scritto una bella pagina di amore e attaccamento quasi viscerale alla propria terra di origine. Testimoniato dai tantissimi viaggi nella nostra isola e dalle numerose iniziative di solidarietà di cui si è fatto interprete sin da quel lontano 28 agosto 2001, quando ricevette il Premio. E nonostante fosse avanti negli anni e fiaccato da numerose malattie, non mancava mai l’appuntamento annuale del Premio. L’ultimo dei quali nel 2015, quando la morte purtroppo lo ha colto a poche settimane dal ritorno nella sua Caracas.
A monte di tutto la sua grande intraprendenza imprenditoriale all’interno di un contesto socio economico di difficile coesistenza, quale quello del Venezuela, con le tragiche incertezze legate ad un regime autocratico e illiberale a partire dall’ultimo scorcio del XX⁰ secolo.

Nato a Vittoria nel 1927, all’età di 5 anni, si trasferì a Ragusa con la famiglia, segnalandosi subito come giovane brillante e promotore di svariate iniziative nel campo socio-ricreativo. Poi, a guerra mondiale finita, subisce l’irresistibile attrazione del sogno americano, e nel 1950 si imbarca alla volta del Venezuela. Qui inizia a lavorare a Barquisimeto come apprendista imbianchino. Ma la sua spiccata vocazione all’imprenditoria lo porterà, nel giro di pochi anni, a creare la sua prima azienda edile con l’acquisizione di piccoli appalti per conto terzi. e diventando in breve tempo un’impresa di successo.

Nel 1953 si trasferisce a Caracas per aprire una fabbrica di calce, importando dall’Italia le attrezzature e i macchinari necessari. Ad inizio anni ’80 è la volta di una fabbrica di oggetti in legno. Poi la definitiva affermazione grazie alla creazione di una cartiera per la produzione di carte filigranate. Un’impresa eccezionale che si affermerà in pochi anni come la più importante in campo nazionale e, addirittura, in tutto il Centro America. L’unico fornitore ufficiale del Governo venezuelano di valori bollati e carte artistiche e pregiate. Un successo, anche grazie alle sofisticate tecnologie, rigorosamente italiane, e alla collaborazione dei migliori maestri cartari sudamericani.

Un classico esempio dell’estro imprenditoriale degli italiani emigrati all’estero che, peraltro, ha resistito alle insidie espropriatici della politica statalista venezuelana. Anche dopo il suo trapasso, grazie alla moglie Maria Grazia, per anni contitolare delle imprese, e i suoi tre figli.
Ma Giovanni Siciliano lo vogliamo ricordare anche per il suo forte impegno nel settore sociale dell’associazionismo d’emigrazione. Sua l’idea di “Casa Sicilia”: la prima associazione siciliana in Venezuela di cui è stato animatore infaticabile, attraverso svariate attività sociali e all’insegna dei valori della comune tradizione ed origine. È stato anche membro fondatore del Centro Italiano Venezuelano di Caracas. Prestigiosa istituzione e punto di riferimento, negli anni d’oro, di ben 30.000 italiani, grazie alle molteplici strutture sociali e sportive che ne fanno, tutt’ora, una cittadella italiana unica nel mondo.

Personalità schiva e riservata, insignito nel suo paese dell’Alta onorificenza al Lavoro, si opporrà sempre orgogliosamente al regime autocratico e populista di Chavez, lasciando un ricordo ancora vivo sia nel suo paese d’adozione che nel ragusano, presso i numerosi amici e familiari che, in vita, lo hanno stimato e circondato di affetto.
Foto banner con il figlio Mauricio e uno dei nipoti