“Direzione inversa” sarà un diario lungo tante vite. La famiglia, con oggetti pensieri malattie luoghi persone genitori ricordi Sicilia. E il proprio luogo. Un tempo che sembra non finire e che finirà invece nella malinconica constatazione che è un mondo in parte già scomparso, fermo nel pensiero, privo del verso, ma anche a tratti poesia. Ironia e sofferenza, momenti di solitudine e di stupore, raccontati giornalmente, con le stagioni che cambiano e i decenni che si rincorrono. E i due secoli a cavallo. Oggi la curva di una strada alberata, ieri un vicolo dai palazzi cadenti, le feste comandate, il negozio all’angolo di una via che non esiste più, la città che si fa protagonista, la bellezza che finisce, il tempo. Sempre il tempo. E niente ha un significato. Solo la confusione della vita che alla fine si fa ferma. Con la nostalgia e pure la crudeltà del presente. Una prosa poetica, suddivisa per temi e quadri, come affreschi di scrittura. Questa sarà la nuova rubrica del sabato di Letizia Dimartino.

di Letizia Dimartino
Mio figlio sta andando a Chiaramonte. È una mattina di sole pallido e di cielo azzurro e luminoso di fine inverno. E penso alla villa del paese, dove Bufalino andava nelle notti di agosto alle feste negli anni cinquanta ed era felice solo allora. La costa che vi si vede dall’alto col mare lontanissimo e la pianura accesa dal tepore inconsueto, il luccichio delle onde che si immaginano, le case disordinate e gli Iblei blu blu. L’aria che trema, il freddo nella piazza: un tempo, bambina, vi andavamo nelle domeniche di nebbia e di nevischio, con la pineta e il suo verde sottobosco.
Il fitto degli alberi, il fumo dei camini, le poche persone in giro, uomini col tasco in testa, il ristorante famoso con la piccola sala calda e affollata, le pietanze di carne e un risotto rosso di ragù denso e di formaggio ragusano. Il vino schiumoso nei bicchieri ordinari, un cannolo alla fine, con la ricotta grumosa e rustica. E poi fuori ci stringevamo nei cappotti smilzi, andavamo da un calzolaio che ci faceva scarpe di coccodrillo e pitone lucido e scuro, una sciccheria da via Montenapoleone in un paese invece come scordato da tutto e dal tempo. Il nostro fiato che si addensava in nuvolette, il ritorno lungo i tornanti invasi dalla neve, l’altipiano pericoloso per la nebbia. Veniva poi un gran sonno. E il desiderio di ricevere solo baci.
Letizia Dimartino è nata a Messina nel 1953 e vive a Ragusa. Ha pubblicato sette libri di poesia, è stata ospitata in antologie e riviste letterarie e scrive settimanalmente per l’inserto culturale e domenicale BABELE de «La Sicilia» nella rubrica Asterischi. Ha esordito nel 2001. La silloge “Cose”, tratta da “La voce chiama”, è stata pubblicata sull’”Almanacco dello Specchio 2009″. Racconti e poesie si trovano online su vari siti e blog. Viene regolarmente pubblicata su Robinson e Lettere a Conchita e da Natalia Aspesi per La Repubblica, mentre sul Corriere della Sera per la rubrica di Aldo Cazzullo. Sul Fatto Quotidiano un articolo di Antonello Caporale è uscito nel maggio 2017. Nel luglio 2017 ha pubblicato “Direzione inversa” libro in prosa, e nel settembre 2020 per Archilibri ed. il libro sempre in prosa “Tutta mia la città ovvero dalla marina a Beddio”, presentato alla manifestazione letteraria “A tutto volume” e così pure nel giugno del 2022 con il libro “Le città degli altri”.