di Giuseppe Cultrera
Espone, fino al 12 dicembre, al Riso di Palermo: 200 pezzi fra oggetti, modelli, prototipi, disegni tecnici, bozzetti preparatori, studi di logo, francobolli, monete e macchinari, capaci di ripercorrere oltre quarant’anni di carriera. Vito Noto (Chiaramonte Gulfi, 1955) è un designer (diploma di Industrial Designer presso la Scuola Politecnica di Design di Milano e vari perfezionamenti a Zurigo, Amburgo e Parigi), emigrato giovanissimo in Svizzera, a Lugano, dove tutt’oggi vive e lavora.
Lo incontro, alcuni giorni fa, tra le strette stradine chiaramontane. Mi dice che è venuto per la raccolta annuale delle olive del fondo famigliare. Quest’anno è coincisa con l’esposizione Quarant’anni di grafica e design. Il senso dele idee al Museo di arte contemporanea di palazzo Riso a Palermo.

Tuo nonno Vito Noto era un artista-artigiano, un maestro di carretti siciliani, con rinomata bottega in Chiaramonte Gulfi: quanto di quest’impegno lavorativo e creatività si è trasferito nel nipote?
Forse la volontà di fare cose utili, mentre giocavo davanti alla bottega del nonno e lo vedevo lavorare e realizzare cose concrete.
Un noto proverbio siciliano recita “cu nesci arrinesci” (chi va fuori si realizza): anche se da giovanissimo, tu sei uno dei tanti siciliani emigrati con la famiglia paterna all’estero in cerca di una situazione lavorativa migliore o più stabile di quella che poteva offrire il paese natio…
Già mio nonno era andato a Buenos Aires più volte per acquisire nozioni per produrre carretti. Anch’io, dopo aver studiato al Politecnico del Design a Milano sono andato a cercare esperienze in Svizzera ad Oberrohrdorf nel Canton Argovia, ad Amburgo ed a Parigi. La differenza è che il nonno è riuscito ad importare la sua arte per esercitarla in Sicilia mentre io non ho trovato accettanza a queste latitudini. Il mio servizio si è sviluppato in Svizzera, in Germania, in Italia del nord con alcune eccezioni anche in Svezia, in Spagna, in Turchia ed in India.
Gli influssi e gli incontri nel mondo del design hanno formato la tua originale cultura di freelance, prima, e di professionista con studio affermato poi; qualcuno di quelli più incisivi e appaganti…
Il design è una attività che si sviluppa anche a bottega nelle discendenze. Ho avuto la Fortuna di poter esercitare come dipendente principiante presso studi rinomati in Svizzera da Ludwig Walser (Walserdesign) che aveva lavorato da Hewlett Nois a Chicago e poi soprattutto in Francia presso la Endt Fulton Partners; Evert Endt e Jeames Fulton erano collaboratori stretti discendenti di Raymond Loewy nello studio di Parigi (creatori dei marchi Shell, BP, Exxon, NewMan, ecc.). Infine, la breve collaborazione con Francesco Milani in Ticino dove ho fondato il mio studio Vito Noto Industrial Design che strada facendo è diventata agenzia VitoNotoDesign che tutt’ora si occupa di immagine aziendale (Corporate Product Design) a tutto campo.
Una peculiarità delle tue creazioni è la originalità strettamente connessa con la funzionalità: è la tua visione della missione del designer?
Certamente il design è, per me, un’attività impregnata da empatia che mira a soddisfare prioritariamente le esigenze del fruitore in equilibrio ai fattori economici, ecologici e sociologici.
Nei tuoi spazi del tempo libero e dell’impegno culturale trovo la fotografia: la macchina fotografica come “inchiostro” per la scrittura dei tuoi racconti, personali ed etici?
La fotografia mi accompagnava già da giovane per le mie sperimentazioni visive, professionalmente poi come supporto alle attività. E nel tempo libero, come hobby, sempre per raccontare quello che vedo e sento rilevante nei miei percorsi.
Una o più volte l’anno ritorni, spesso con la famiglia, nella tua città di origine Chiaramonte Gulfi: rito dell’emigrante, vacanza rilassante o bisogno di riapprodare alle radici affettive e culturali?
Le radici sono importanti. I miei frequenti rientri sono uno stimolo istintivo, quasi fisiologico, appagati da incontri talvolta fugaci ai quali sento il bisogno di ritornare continuamente.
Il più bel progetto realizzato?
Sono tanti ma tra questi può spiccare “Lyset” per Hamilton, apparecchio elettromedicale per la preparazione di campioni per le analisi Citofluorometriche.
Quello che vorresti realizzare?
Nel corso degli anni ho sviluppato e continuo a sviluppare soluzioni in diversi ambiti per cui sono alla ricerca di partner che si entusiasmino con me per accompagnare questi progetti verso gli obiettivi.
Cosa significa esporre in due prestigiose gallerie (quella al Palazzo Riso di Palermo è ancora in corso fino al 12 dicembre)?
Rendere pubblica la creatività sviluppata durante il periodo del passaggio dall’epoca analogica a quella digitale. Sarà importante anche successivamente quando tutti i progetti sviluppati saranno consultabili fisicamente presso la biblioteca del m.a.x. museo di Chiasso.
Quindi sintesi del percorso lavorativo e creativo quarantennale. O incontro e dialogo?
Entrambe, in quanto il materiale esposto è stimolo al dialogo. Reputo il dialogo fondamentale per poter costruire e dar seguito a opportunità di collaborazioni che spero possano crescere tra studenti ed industria.
Ha fretta di concludere, Vito Noto, lo aspettano le olive che sta raccogliendo. Per estrarne quel buon olio che durante il freddo inverno sprigionerà calore e sapore chiaramontano sulla tavola della sua abitazione di Cedro (Lugano). Segno e simbolo delle radici. Non ho il tempo per chiedergli se tra i tanti progetti, ce ne sia qualcuno legato all’olivo e all’olio…
2 Comments
Caro Prof Cultrera, le volevo sottolinerare che Vito Noto ha lavorato alla immagine aziendale, progettazione di logo, etichette e comunicazione della azienda Terre sul Dirillo Soc. Agr. che io rappresente, con sede a Chiaramonte Gulfi all’interno del contesto della DOP Monti Iblei e soci fondatori del ConsorzioChiaramonte. La invitiamo a dare una occhiata al nostro sito internet e approfondire la tematica dell’immagine del nostro logo creata da Vito Noto.
un caro saluto
Francesco
Leggere questo articolo è stato un ritorno nel tempo e nella mia Chiaramonte.
Due amici , un bellissimo dialogo , la storia di un vero artista e la mia gioia per questo percorso che ha portato Vito ad altissimi livelli ma che, ancora una volta, ha fatto volare via dalla Sicilia una persona come lui . Mi consola il fatto che , molto probabilmente, solo così la bellezza di ogni suo oggetto possa essere ammirata in ogni angolo del mondo