di L’Alieno
Sto sdraiato a guardare le mosche e mi si accende all’improvviso una strana fantasia… Mi immagino Sindaco del mio paesino!
Se un Di Maio qualsiasi fa il ministro degli esteri a Roma -mi dico – vuoi che io non possa essere all’altezza di governare un buco di 8.000 anime?
Comincio a fantasticare sul cosa fare o non fare vinte le elezioni. Ma l’immagine di amici e alleati a litigare per le poltrone da occupare rompe subito l’incanto e mi riporta alla realtà delle discussioni logorroiche per provare a conciliare l’inconciliabile.
Inizia poi la processione dei cittadini questuanti, ognuno con le proprie richieste più o meno legittime, più o meno fantasiose. E io gentile ad ascoltare tutti. Anche se qualcuno vorresti cacciarlo via, lo ringrazi pure. Sta nel ruolo istituzionale. Pazienza!
Poi si passa alla sfilata dei dirigenti della burocrazia municipale. Ognuno a pontificare in burocratese secondo il sacro principio della difesa dello ‘status quo’. Cambiare è fatica, studio, difficoltà di adattamento. Per carità!
Non tardano neanche le lezioni dall’opposizione su ciò che è giusto o sbagliato, salvo che non gli andrà mai bene nulla qualsiasi cosa farai. Perché scassare i cabbasisi su tutto sta nel gioco delle parti.
Infine penso alle immani responsabilità, alle denunce in Procura… E poi alle tante processioni di santi, feste, ricorrenze e altre noie a cui dovrei, di mala voglia, presenziare. Che dovrò sorridere sempre come uno scemo, promettere a oltranza e stringere mani compulsivamente.
Così il mio volto disteso si piega lentamente in una smorfia di dolore. Sarà pure vero che il potere è come una bella donna fascinosa, ma adesso mi sembra di avvertirne solo il puzzo delle ascelle e non c’è fascino che tenga tra quei miasmi.
Ho un sussulto. Mi alzo dalla poltrona a mo’ di gesto liberatorio e disattivo all’istante l’area cerebrale delle fantasie perverse.
Meno male -mi dico – per un attimo ho temuto fosse tutto vero.
No, no… non potrei farcela!