di Vito Castagna
La Strage di Bologna continua a far parlare di sé e rimane, soprattutto oggi, ingiustificatamente divisiva.
Lo dimostrano la mancata presenza dei membri del Governo alla commemorazione, la difficoltà nel pronunciare la parola “neo-fascismo” e la supposta matrice palestinese dell’attentato buttata in campo ma da tempo smentita.
Oggi LaVerità ha pubblicato un articolo di Francesco Borgonovo che sposa il tentativo di revisionismo della Destra: la matrice nera della strage va rivista, non si è tenuto conto dell’apporto dei rossi. Cosa spinge il vicedirettore de LaVerità a dire questo? Le inchieste del giornalista Massimiliano Mazzanti.
Chi è costui? Spulciamo il suo curriculum: classe 1969, si forma nel Fronte della Gioventù, in seno al Movimento Sociale Italiano-Destra nazionale. Nel 1989, viene assunto al Secolo d’Italia e tre anni dopo diventa portavoce di Alessandra Mussolini. È tra i fondatori di Fratelli d’Italia.
Inutile dire che la supposta partecipazione del terrorismo rosso proposta da Mazzanti odora di faziosità. La sentenza di primo grado del processo ai mandanti, invece, afferma che la strage venne organizzata dalla P2, fu coperta dai servizi segreti italiani ed eseguita da terroristi fascisti.

Ma detto questo, che cosa conta la matrice dell’attentato di fronte ai morti? Che il colore della bomba – fermo restando che fosse nera – possa cambiare la reazione del Governo, determinandone la vicinanza o il silenzio? Questo è assurdo.
Tra i dubbi reali o presunti, ciò che è certa è la mancanza di Umanità. Ed è bene che in queste poche righe che ho scritto non manchi. Lascio alle parole del romanziere inafabeto di lettere e non di sentimenti Vincenzo Rabito questo compito: «… nella bella stanzione di Bolognia li brecante nere ci ànno butato una bomba … che ha fatto più di 100 muorte e più di 200 ferite… che brutta stragge che ci ànno fatto alla bella cità di Bolognia!» (Il romanzo della vita passata, Einaudi, 2022).