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di Marco Ragusa

Parlare di Ucraina, di scenari più o meno possibili in questi terribili momenti, è molto difficile, sempre più difficile. La ragionevolezza fa considerare i toni attuali, che continuano ad alzarsi, totalmente sbagliati. La situazione, complicata già da alcuni anni, aveva tra i punti di caduta il conflitto, la guerra, l’invasione ad opera di Mosca. E questo è avvenuto, purtroppo. Le vicende sono note ai più, le posizioni potrebbero sembrare cristalline ma non è così.

(foto Serge Serebro, Vitebsk Popular News)

Proviamo a fare qualche considerazione che non ha la pretesa della completezza. Nell’esagono geopolitico c’è innanzitutto l’Europa, il teatro largo di questa tragedia, la comunità regionale, con una crisi di leadership senza precedenti, che ha dato prove di unità ma che scricchiola dinanzi a possibili nuovi scenari; l’Ucraina stremata, con il Presidente Zelensky che resiste, ma che è anche protagonista di uscite particolarmente delicate (da ultimo, le frizioni con Berlino).

(Da sx) Il dittatore russo Putin, e il Presidente dell’Ucraina Zelensky (foto Wikipedia)

Gli Stati Uniti, interessati complessivamente a “stracciare” la Russia e/o a indebolirla nella logica internazionale con la Cina che se l’è “scelta” come partner (il Presidente Biden non si risparmia quanto a dichiarazioni); la NATO con le sue evoluzioni strategiche (si vedano le prospettive su Finlandia e Svezia) esclusivamente votate al suo rafforzamento in funzione antirussa.

Mosca, che prova a legittimare le sue mosse sciagurate senza alcun fondamento accettabile dinanzi all’aggressione cominciata il 24 febbraio e alle devastazioni, ai lutti, alle fosse comuni; infine le Istituzioni Internazionali, paralizzate da una questione che vede come protagonista uno dei 5 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, una delle maggiori potenze atomiche del mondo qual è la Russia. Sullo sfondo, la tragedia di un Paese massacrato e l’offensiva finale nel Donbass di questi giorni.

Il Presidente degli Stati Uniti Biden (foto Gage Skidmore from Surprise, AZ, United States of America)

L’esagono è sempre più irregolare e diventa sempre più difficile trovare la formula per una sua regolare determinazione. La penso come Lucio Caracciolo. Non è detto che i russi, preso il Donbass, si fermino lì: probabilmente vorranno arrivare a Odessa. Putin vuole arrivare ai negoziati con qualcosa in mano, non solo il Donbass. Se prende Odessa, forse spingendosi fino alla Transnistria, può sedersi al tavolo e dire agli ucraini: sono tanto buono che posso darti questo in cambio di altro.

(Immagine da corriere.it)

Ma queste sono strategie militari, sulle quali non ho nessuna competenza per fare considerazioni. Non so quali scenari potrebbero aprirsi. Nessuno è in grado di prevederli. L’elemento di lungo periodo che mi preoccupa è la possibile apertura di una fase che potrebbe vedere una nuova cortina di ferro. Pensare a un mondo con Stati Uniti e Occidente da un lato, Cina, Russia dall’altro con alcune regioni dell’Asia e dell’Africa come teatro di contese e conflitti è uno scenario che farebbe male a tutti, a tanti.

(foto ilquotidianoinclasse.corriere.it)

Qualche giorno fa, intervenendo a un Forum bilaterale tra Italia e Kyrghizistan (Repubblica federata dell’Unione Sovietica fino al 1991) si è parlato di de-globalizzazione, protezionismo e dei tentativi di contenere le loro evoluzioni. Significativo il fatto che ciò avvenga, oggi, nel perimetro di dialogo con una Repubblica dell’Asia centrale.
La pace va cercata. Sempre. Dobbiamo fare tutti di più. Lo dobbiamo al popolo ucraino, alle sue sofferenze, al futuro dell’Europa e del mondo.

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