di Vito Castagna
Francesco Nuti si è spento pochi giorni fa mentre i media erano concentrati sulla dipartita di Silvio Berlusconi. Quel suo congedo silenzioso, passato pressappoco in sordina, ha prodotto nel mio animo un misto di pietà e curiosità. Ho così cominciato a ripercorrere la sua carriera partendo dagli esordi cinematografici, diretti da Maurizio Ponzi, fino alla sua affermazione, durata troppo poco e che covava in sé i germi della depressione.

Come si può intuire dal tono che sto usando, questa non sarà una disamina minuziosa dei film di Nuti. Prendete questo articolo come un racconto senza pretese che vuole parlare della simpatia (nel senso greco del termine) che si può provare per un attore.
Prato, 1982 (cominciamo in medias res), Francesco viene lasciato da Maria. Allo status sofferto di single si aggiunge quello di disoccupato. È l’incipit di “Madonna che silenzio c’è stasera”(1982), film esordio di Nuti. La storia si svolge in una giornata rocambolesca nella quale Francesco tenterà di trovare lavoro.
Si scorge subito la commistione coi film del periodo, in particolare con “Ricomincio da tre” uscito l’anno precedente, la vicinanza con la Nouvelle Vague, il dialetto ostentato da Commedia dell’Arte. E poi c’è Nuti, placido, buffo, incazzoso, dagli occhi a palla e di colpo attentissimi. Un’esplosione di espressività, tutta d’avanspettacolo.

Segue “Io, Chiara e lo Scuro” (1983) sua seconda pellicola stavolta ambientata a Roma. Francesco (ancora una volta) è un giocatore di biliardo amatoriale che riesce a battere il campione italiano di stecca, lo Scuro. Da quel momento però il braccio lo abbandona e, una scommessa dopo l’altra, perderà tutte le partite giocate col professionista. Tra queste amarezze conosce Chiara (Giuliana De Sio) una sassofonista di cui si innamora e con la quale riuscirà ad approcciarsi solo dopo un caso fortuito.
Qui Nuti interpreta un nuovo Francesco, appassionato e testardo, che insegue l’amore quanto la sua piccola gloria personale, fatta della dolcezza della vittoria priva di lucro. Un eroe che sa arrangiarsi con ironia, nonostante tutte le avversità del gioco e della vita.

Queste due pellicole ci dicono molto di Francesco Nuti come attore e sceneggiatore. Sono esordi che già sintetizzano una carriera e ne rivelando tutta l’umanità e l’empatia verso i più fragili.
Adesso, in modo maldestro, vi invito a vedere o rivedere i film dell’attore e regista toscano: “Zitti e Nuti, tutti davanti alla tv!”. Guardiamolo sulle piattaforme streaming o affittiamo i suoi dvd, come si faceva una volta. Infondo, un po’ glielo dobbiamo.
L’ultimo episodio de “La Grafia del Cinema”:Perdutoamor